Gelosia, mi acceca, mi uccide, assurda malattia…

gelosia che mi acceca come una malattia

Foto by Christian Sieber NovonWeheart.it

In un rapporto di coppia la gelosia è come una malattia e non mi fa vedere la realtà ?

A volte la gelosia che mostriamo in un rapporto di coppia, rasenta una possessiva morbosità. La gelosia mi acceca, mi uccide, è un’ assurda malattia ? Era una frase di un testo di una canzone d’amore di Bobby Solo.

Quando ho conosciuto il mio attuale marito, mi capitava spesso, di avere dei momenti di gelosia molto forti.

Lui è un ballerino e fino a poco tempo fa frequentava una scuola di ballo. Quindi volteggiava in pista con compagne di corso e amiche. E vai di piroette, casque’, giravolte. In momenti particolari, mi capitava di non sopportare quel contatto. Il contatto in quei momenti acquistava un altro significato per me. Ci vedevo intenzioni maliziose di conquiste, quindi davo in escandescenza. Finito il ballo mostravo la mia rabbia al mio moroso e gli facevo una bella sceneggiata.

Lui arrivava da me con un senso di colpa scolpito sul volto e questo mi autorizzava a fargli una scenata di gelosia.

Già aveva capito che io ero accecata dalla gelosia.

Ma in colpa per cosa ?

Io sapevo bene che lui non aveva “colpe”; era la nostra parte più regressiva che ci dava questa sensazione. Ballare con qualcuno mette in gioco diversi lati di noi, ma pensare che questo qualcuno possa approfittare per tradirci, è tutta un’ altra storia.

Occorre fidarsi di noi stessi e della persona con cui stiamo.

Entrare in competizione con un altra donna/uomo, succede in un momento in cui non siamo sicuri di noi stesse.

In quel momento l altro ci sembrerà sempre e comunque, più bello, più bravo, più magro, piu elegante, più capace, più esperto, più intelligente e cosi via. Sono momenti in cui non siamo sereni, qualcosa ci ha fatto regredire e ciò lascia spazio a un insicurezza molto forte.

Cerchiamo di vivere la realtà, valorizziamo i nostri punti forti ed evitiamo di essere gelosi e possessivi.

Il nostro compagno/a ha bisogno di noi, in quanto donne/uomini adulti che riconoscono il loro valore, non di bambini petulanti a cui è stato tolto un gioco.

Inoltre credo facciamo un uso improprio del aggettivo “mio”. Mio marito, il mio compagno, il mio moroso…Nel linguaggio di noi mortali dire “mio” è normale, ma possiamo fare un ragionamento più “alto”

Pensiamo questo: ciò che abbiamo creato arriva dalla nostra capacità di emanare la luce. Non c è nulla di nostro. Tutte le cose che possediamo non sono nostre, ma sono un dono. Sapere ciò rende più facile lasciarle andare, se è necessario.

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