Quando la morte non è niente

La morte e l' amore, i doni della Vita

Siamo vicini alla festa di Ognissanti e alla commemorazione dei defunti. Quando la morte non è niente.

Vorrei qui scrivere sulla morte e guardarla da un punto di vista spirituale.

La ‘morte’, che tutti temiamo profondamente, rappresenta la paura più grande per l’essere umano.

E’ dalla morte che derivano tutte le altre paure, come quella del distacco, dell’abbandono, di non farcela, del rifiuto, del tradimento e così via.

Viverla con paura non ce la farà accettare e allo stesso tempo non ci farà accettare la vita.

Occorre che consideriamo la morte uno dei più grandi doni della vita. In questo senso può essere accostata all’amore; le uniche due cose eterne che non finiscono mai. Quando la morte non è niente.

Quando qualche tempo fa ho partecipato al Bardo Tadol, una pratica della tradizione buddhista, ho appreso il significato di morte sotto un altro aspetto. Bardo significa ‘transizione’, e viene descritto in un libro, il libro dei morti. Un libro che viene letto a chi sta facendo il passaggio da questa dimensione, alla dimensione più sottile. Ci ricorda di lasciare andare le varie trappole mentali e prendere coscienza di sé stessi, affinché il corpo trovi la giusta via di liberazione per reincarnarsi.

Ecco questo è il suo significato più grande e più importante.

La morte vista come trasformazione e cambiamento; opportunità di allargamento della nostra coscienza. Nella morte il nostro corpo cambia, fino a trasformarsi. Non cambia la nostra anima, la quale prosegue il suo cammino fino alla prossima reincarnazione. Per vivere un’altra esperienza.

La morte vista in questo modo: il corpo cessa di vivere, l’anima prosegue il suo cammino. Una grande occasione di evoluzione.

Come la affrontiamo noi ?

C’è chi lo fa con negazione e sconforto e chi con serenità e meraviglia. Il modo in cui ‘torniamo alla luce’, dipende molto dal lavoro che abbiamo fatto su noi stessi quando eravamo in vita; quanto siamo stati disposti a scendere nelle parti più profonde di noi. La maggior parte, ha così paura di morire che non ci vuole pensare. Invece occorre pensarla come quella che ci stimola a vivere completamente e pienamente la nostra vita.

Ma quali sono le cose più importanti da fare nel corso della vita, per arrivare sereni alla morte ? La morte non è niente.

Ecco qui 6 utili indicazioni:

  • Non aspettare. Cercare di fare tutto ciò che vogliamo, senza avere rimpianti. Vivere le esperienze fino in fondo e appieno, perché così sapremo che abbiamo vissuto tutto ciò che desideravamo. Avere pazienza di saper cogliere il momento migliore per viverle.
  • Vivere tutte le relazioni pienamente. Per esempio le relazioni di amore. L’ amore ci chiede di metterci in gioco e di sperimentare. Anche la morte ci chiede di metterci in gioco durante la vita, in modo da non avere rimpianti su nulla. Morte e amore si legano inevitabilmente. Come dicevo sono i più grandi doni che ci sono stati dati e c’è qualcuno che non li apre e non ne gode mai, per tutta la vita. Per vivere bene tutte le relazioni, occorre fare pace con chi ci è attorno. Per farlo bisogna mettere da parte il nostro ego. Il nostro ego è molto attivo mentre viviamo e ci richiede tanta energia. Ma vicini alla morte, lo lasciamo andare. Infatti qui l’ energia è pochissima e non ne abbiamo per stare nell’ego ed essere per esempio, arrabbiati con qualcuno. La morte non è niente.
  • Imparare ad accogliere tutto. Le esperienze che ci arrivano sono tutte da accogliere. Normalmente tendiamo ad accogliere solo quelle belle. Quando c’è invece un evento che ci travolge ci blocchiamo. Se ci irrigidiamo di fronte alle esperienze che non desideriamo, non possiamo sentirci liberi. Per sentirci liberi, alleniamoci ad accogliere ogni cosa che arriva. A vederla come una cosa utile al nostro cammino.
  • Andare incontro alla morte con serenità. Questo avviene nel momento in cui siamo in pace con tutti quelli attorno a noi e con le nostre parti conflittuali. Ciò non significa che tutti devono essere lì presenti, al nostro fianco. Significa che noi siamo così sereni che ci sentiamo gli altri vicini, anche se fisicamente non sono lì.
  • Imparare a riposare anche quando siamo nel pieno delle attività. Ci sono momenti in cui la mente è piena di pensieri. Averli ci fa sentire stanchi. Cerchiamo di crearci uno spazio dove possiamo ‘riposare’. E’ uno spazio che può essere creato con la meditazione. Se siamo nel pieno dell’ attività possiamo portare attenzione al respiro e lì, riposare la mente.
  • Coltivare una mente curiosa e aperta. Una mente che non segue solo le cose logiche, di cui normalmente diventa schiava, perché ha bisogno di controllare tutto. Lasciare andare quindi il controllo. Fidarsi anche delle cose che non conosciamo e di cui non abbiamo il controllo. L’ uomo saggio è colui che è compassionevole e umile e sa di non sapere.

Come lasciamo la vita e gli altri qui in questa dimensione, dipende dalla nostra consapevolezza. Chi resta in questa dimensione, se non ha fatto un percorso di crescita interiore e spirituale, la percepisce con una grande sofferenza. La cosa più grande che sentono gli altri è il distacco e l’abbandono. Ma chi ci vuole bene, nel momento in cui succede, ci chiede di non essere triste per la sua morte. Perché come dicevo la morte è trasformazione, quindi un grande dono per la nostra anima.

Vi lascio qui una delle poesie più belle che ho letto sulla morte e che vorrei riportare per far sì che non ci sentiamo tristi per chi ‘ritorna alla luce’. Un modo molto diverso di sentire e vivere ‘la morte’.

La morte non è niente (di Henry Scott Holland)

La morte non è niente.

Sono solamente passato dall’altra parte,
è come se fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io, e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l’uno per l’altro,
lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato,
che ti è familiare.
parlami nello stesso modo affettuoso
che hai sempre usato.
Non cambiare il tono di voce,
non assumere un’aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere
di quelle piccole che tanto ci piacevano
quando eravamo insieme.

Prega, sorridi, pensami!

Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:
pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:
è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente,
solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall’altra parte,
proprio dietro l’angolo.
Rassicurati, va tutto bene.

Morena Botteghi

Iscriviti alla newsletter

Per restare sempre aggiornato sui miei articoli, le mie storie e su quello che faccio, entra a pieno nel mio mondo!