L’eterna bellezza di un amore

L'eterna bellezza di un amore

Quando leggiamo qualcosa o guardiamo un film, ciò che ci attira non è la positività. Le cose che ci colpiscono di più sono quelle forti, pungenti e drammatiche. L’eterna bellezza di un amore.

Per esempio incontri sbagliati, suicidi, ammazzamenti, imbrogli, truffe, furti e guerre. L’eterna bellezza di un amore.

Questo normalmente in una storia che oscilla tra immaginazione e realtà, ha un grande successo e ci coinvolge pienamente. Ci incuriosisce così tanto che siamo spinti ad andare avanti con la lettura o aspettare con ansia la prossima scena di un film.

Sono elementi fondamentali in un racconto e nella ideazione di una pellicola; più ci sono accadimenti di questo tipo più la nostra mente è attratta.

Ma succede così anche nella vita?

Spesso per molte persone, sì. Ci sentiamo attratti da situazioni sospese, non definite, poco piacevoli e a volte, pericolose. Molti per esempio se non ci sono queste caratteristiche non si sentono attratti da una persona.

Così nelle relazioni a volte ci si sente attratti da chi ci fa stare male.

E’ vera questa affermazione?

In parte sì. Ed è molto utile capire perché e dove ha origine la voglia di sofferenza.

Se ci facciamo caso e stiamo attenti al nostro stato d’animo, ci accorgeremo che desideriamo vivere certe sensazioni nel momento in cui non viviamo il presente e la realtà.

In quel momento, siamo nel passato, in un ricordo e per dirla in un gergo più tecnico, siamo in regressione.

Ma a chi stiamo pensando? Cosa ci porta indietro senza che quasi ce ne accorgiamo?

Probabilmente un’ emozione che ci riconduce là dove non abbiamo avuto affetto e amore, a suo tempo. O comunque noi l’ abbiamo percepito così: un affetto mancante.

Forse i nostri genitori conoscevano solo questa maniera di relazionarsi a noi. E ci siamo sentiti soli, abbandonati e feriti. Per molti il non essersi sentiti amati, è un sentimento così profondo che difficilmente incolperanno i loro genitori o chi ne ha fatto le veci; occorre un aiuto e un sostegno psicologico che glielo faccia venire a galla. Anche perché dare questa responsabilità, (che noi chiamiamo colpa), a un genitore, è molto doloroso. Probabilmente non lo esprimiamo, non diciamo la rabbia che abbiamo dentro e questo ci può portare a depressione o attacchi di panico e ansia.

Io sono stata una di queste persone. La causa per cui in un certo momento della mia vita ho sofferto di ansia, risaliva alla non capacità di ammettere che i miei genitori erano stati mancanti e che io non volevo e non potevo tirar fuori questa rabbia verso di loro. Ci sono voluti mesi prima che io ammettessi a me stessa che mia madre era stata distratta con me, che in realtà non mi aveva ‘vista’ ed io mi ero sentita abbandonata e sola.

Ma la cosa si può ridimensionare.

I nostri genitori sicuramente hanno dato il meglio che potevano; come tutti noi hanno i loro pregi e difetti , (insieme di potenzialità), e in quanto esseri umani, possono aver fatto degli errori e aver avuto le loro mancanze.

Ecco in un momento di regressione, è immediato cercare quel sentimento che più ci prendeva e che si riferisce a quei tempi e a quelle situazioni. Un sentimento condito da malinconia, nostalgia, sofferenza, una dose di tristezza e perché no? Anche rabbia che tiene vivo il legame con chi ci ha fatto infuriare.

Per cui va bene mettere questi ingredienti in una storia, un libro, un film, un’opera a teatro, ma meglio tenerli fuori e ben separati da una vita reale, dove volere il bene dell’altro e l’amarsi sono gli obiettivi e lo scopo finale dello stare insieme. Anche quello di capire cosa è successo e di perdonare quella persona che accusiamo. Qui c’è una bella storia sul perdono, se volete leggerla!

Creare amore ed espanderlo è in realtà il fine ultimo in questa dimensione.

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