Prima di parlare di qualcuna delle storie amorose che hanno arricchito la mia vita, di cui vi ho promesso la volta scorsa, vorrei scrivere riguardo a questo tema.
Anche perchè penso che non si possa parlare delle storie che ho vissuto, senza fare questa introduzione. E’ una sensazione che è andata a condizionare gran parte della mia vita e che ho dovuto superare per avere poi relazioni importanti e felici. Quel sottile senso di colpa nel sottofondo della vita.
Credo che per molti anni ho vissuto con un forte senso di colpa. Quel sottile senso di colpa nel sottofondo della vita.
I motivi erano svariati.
Vengo da una generazione che non è abituata a godere il meglio delle cose; che non accoglie il piacere come qualcosa che ci spetta, da valorizzare e ricercare. Perchè il piacere può essere motivo di vergogna. Quel sottile senso di colpa nel sottofondo della vita.
Il retaggio culturale e religioso insegnava e ancora oggi lo fa, qui nel nostro paese, che bisogna “soffrire ed espiare una colpa, per poi andare in paradiso una volta che non eravamo più su questa terra.” Credo che questa spiegazione fosse così limitante e punitiva che non potei certo stare ferma e non cercare altre verità. Più elevate e più valide, che rispondessero alle domande che mi facevo.
Anche i miei genitori erano cresciuti con questa convinzione. A loro volta i miei nonni e i bisnonni. In più c’era sicuramente qualcosa successa nel nostro ceppo familiare, che aleggiava nell’aria e nell’ inconscio di ognuno di noi; ci faceva sentire sbagliati. Per cui questa sembrava una condizione immutabile.
Arrivata all’ età in cui ogni donna incomincia a crescere, mentre vedevo il mio corpo cambiare, non vivevo come la maggior parte delle mie coetanee. Loro avevano amiche e amici, uscivano e qualcuna già si truccava. Iniziavano ad includere nella loro adolescenza, i ragazzi, come parte integrante della loro vita.
In quell’età poi era indispensabile vedere i coetanei inclusi nel gruppo di amici.
Io ero una persona estroversa, ma ancora non lo sapevo e non mi conoscevo bene. Tanto che risultavo introversa agli occhi degli altri; chiusa. Per cui per la maggior parte, uscivo con mia sorella, mia cugina e a volte qualche sporadica amica.
Di amici maschi neanche l’ombra. Come avremmo potuto giustificarlo? Cosa ci faceva un ragazzo nella nostra compagnia? Forse era il fidanzato di qualcuna di noi? In quel caso lo avremmo accolto, se no probabilmente non avremmo saputo che ruolo dargli.
Questa idea mi perseguitò per diversi anni. Ero così spaventata dalla sessualità, dal provare piacere, dall’ essere donna, che all’età di diciassette anni già mi ero fidanzata in casa, con il ragazzo di cui ho scritto e con il quale andai a convivere fino circa i trentadue. Più grande di me di dieci anni, seguivo l’ esempio dei miei genitori che avevano una differenza di età di circa undici anni tra di loro. Quel sottile senso di colpa nel sottofondo della vita.
Così diciassettenne con questo ragazzo, che mi piaceva molto ma che un po’ racchiudeva l’idea del compagno padre e padrone, mi ero rinchiusa nella vita di coppia. Per una vita come facevano le teen-agers di quel tempo, non c’era spazio. Io facevo quasi una vita da sposata.
Come dicevo purtroppo ancora non conoscevo quasi nulla di me, così dopo un pò di tempo, la storia finì. Si esaurì a causa di uno stare insieme per dovere, una sorta di forzatura. Visto che non sapevo cosa fosse il piacere, proseguivo con i valori che conoscevo e pensavo fossero giusti.

Finì nel momento in cui capì chi ero e cosa volevo. Capì che non volevo continuare a vivere come se mi nascondessi dagli altri e dalla vita. Quel senso di colpa mi aveva tenuta nascosta al mondo.
Oggi lo sto superando brillantemente. La prima cosa che ho imparato è che la parola senso di colpa non è reale. Forse è legata a sensazioni passate e antiche, così la sostituisco con sbaglio e errore. Se succede qualcosa per cui credo di aver sbagliato, non mi dico più, “mi sento in colpa”, dico:
“Ho sbagliato, sono responsabile per quell’ errore. Pazienza, farò meglio la prossima volta.”
In altre occasioni erano passati anni, prima che io ragionassi così. Ora invece il processo è molto più veloce.
Per oggi mi fermo qui e per la prossima volta, inizio raccontando qualcuna delle mie relazioni d’amore. Promesso!
Alla prossima volta!