La corda e il cuore

La corda e il cuore

Ci sono momenti che ci spiazzano.

Ci lasciano con il fiato sospeso mentre immaginiamo e diamo forma alle nostre paure e alle nostre ispirazioni. La corda e il cuore.

Poi possiamo ridimensionarle affinché acquistino un contorno più reale oppure lasciare che tutto rimanga nell’ambito dell’alone magico della fantasia. La corda e il cuore.

Amalia si apprestava ad andare a scuola, a piedi. L’istituto era distante da casa sua un chilometro e mezzo e per lei era piacevole percorrere la strada che la separava da lì. Infatti la via principale che portava al centro del paese era costellata di pini marittimi secolari. Un paese caratteristico il suo; anche se piccino era conosciuto perché aveva dato i natali ad artisti, poeti, scrittori e attori. Il suo centro storico era caratterizzato da un borgo medievale, una rocca maestosa e imponente e una torre dell’orologio che si notava da lontano.

Frequentava la prima media alla Statale n.1 e ed era l’anno 1970. A Sant’Angelo in Venti non c’erano molte cose da fare, ma quando la giunta comunale si metteva d’impegno rendeva ogni ricorrenza un evento unico. Tutti vi partecipavano. Quel giorno lei era felice, perché a sera si sarebbe fiondata sulle macchine a scontro che erano arrivate al vecchio campo sportivo in occasione della fiera paesana, la fiera di San Michele.

Lungo la via sentiva il profumo delicato dei gelsomini, piccoli fiori bianchi sparsi su folti cespugli oltre la strada; un profumo che la inebriava. Era così raggiante di quella festa in paese che camminava con la mente svagata immaginandosi il divertimento che l’attendeva.

Procedeva sul marciapiede che fiancheggiava la via; lo sguardo sognante rivolto al cielo, tra i rami di quegli arbusti e a tratti diretto verso la strada per capire dove stesse mettendo i piedi. E non si accorse del ragazzo che dietro di lei, avanzava sulla stessa traiettoria per poi superarla. Così all’improvviso si scontrarono e inciampò. Dalle mani le caddero i libri che teneva sul braccio, trattenuti da una corda per saltare.

«Ehi, guarda dove metti i piedi!» Gridò lui seccato.

«Da dove spunti tu?» Rispose lei.

«Ero dietro di te e ti seguivo; ho notato che avevi la testa che pensava a chissà cosa, per poco un ciclista ti veniva a sbattere se non si scansava.»

L’attenzione del ragazzo fu catturata dalla corda. Era fine, ma tagliente; rigida; sembrava una di quelle che si usano per saltare, aveva le classiche maniglie dove afferrarla; di colore blu scuro.

«E questa, da dove viene?» Fece lui prendendo la corda tra le mani. Rise divertito. Aveva una carnagione bianca lentigginosa, capelli medio-lunghi, con un ciuffo da attore che ricadeva sulla fronte. Indossava un jeans che terminava largo alla caviglia e una camicia beige con becchi appuntiti al colletto, come la moda imponeva in quel periodo. Ad Amalia ricordava l’abbigliamento di un cantante famoso per cui impazziva, Massimo Ranieri.

Lei si sentì imbarazzata. Quell’inciampare l’aveva resa ridicola ai suoi occhi e agli occhi di lui. In più era timida e non le piaceva parlare con gli sconosciuti. «Ridammela subito!» Fece arrabbiata.

«Ma cosa ci fai con questa, ci giochi a scuola?» Lei gliela prese dalle mani, tirò più che poteva e la corda strisciò sul palmo del giovane, tagliandogli la pelle. Si aprì una striscia di sangue rosso vermiglio. Il cielo improvvisamente parve oscurarsi; due grosse nuvole nere stavano avanzando coprendo il sole. Il ragazzo non fece in tempo a scansarsi e le urlò:

«Ehi cosa fai, sei impazzita?»

Lei si sentì talmente spaventata che corse via. Non sapeva bene cosa le avesse preso; aveva avuto timore che quel giovane, potesse farle del male e portarle via una cosa a cui teneva tantissimo. Ora si sentiva rammaricata e in colpa per averlo ferito. Arrivò a scuola trafelata con il cuore che le batteva forte, cercando di dimenticare l’episodio. Ma non si sentiva tranquilla.

Se lo avesse rivisto ancora, cosa poteva succedere? Forse si sarebbe vendicato? Ma chi era quel giovane che faceva la sua stessa strada e non aveva mai visto prima?

Le lezioni stavano per iniziare, non le restò che entrare in classe e raggiungere i compagni; a breve sarebbe entrata la loro insegnante.

Si stava sistemando al banco, quando arrivò la professoressa di italiano; dietro di lei la seguiva un ragazzo.

Si mise alla cattedra e lo presentò.

«Vi presento Tommaso, inizia oggi qui nella nostra classe, è nuovo del posto. Siate così gentili da dirgli dove siamo arrivati, per mettersi in pari col programma.» Il ragazzo arrossì e le guance già picchiettate di lentiggini gli si colorarono di un rosso fuoco; sembrò quasi gli fosse venuta la febbre. Lei lo riconobbe subito. E mentre ancora l’insegnante lo presentava alla classe si accorse di una fasciatura attorno alla mano destra. «Ma come mai hai la mano fasciata, è successo qualcosa?»

Lui cercò di riaversi dall’imbarazzo e rispose con tono adirato: «No nulla, stamattina prima di arrivare a scuola ho incontrato una squilibrata, ecco tutto.»

Amalia sprofondò nella vergogna e incominciò a salirgli un rancore crescente. Mentre lui percorreva il tratto che c’era tra il suo banco e quelli in fondo, distolse lo sguardo arrabbiata. Mai come in quel momento i vestiti che aveva indosso le parvero così brutti e inadeguati. Guardò la gonna che era stata della zia; una gonna nera che le arrivava sotto al ginocchio e un cardigan riadattato verde scuro sformato; si sentiva goffa e le sembrava di essere una donna matura anziché una ragazzina di undici anni. Gli stivaletti marrone scuro, corti alle caviglie che di solito le piacevano perché erano sobri, le parevano grezzi come non mai. Aveva i capelli castano e alcune meches più chiare che si era fatta in casa con la camomilla. La corda e il cuore.

Le prime ore furono interminabili; lei non riusciva a concentrarsi su quello che le veniva spiegato. Con la mente pensava al momento della ricreazione. Se poco prima provava paura e timore, ora sentiva solo rabbia. “Come si era permesso di dire così di fronte a tutta la classe?” Pensò furibonda. 

Tommaso in realtà aveva altro a cui pensare. Quella mattina, primo giorno di scuola per lui, era uscito di casa con preoccupazione. Proveniva da Calitri una contrada del sud Italia che di solito quando la nominava nessuno conosceva. Il suo accento non passava inosservato e non aveva voglia di parlare e dare spiegazioni.

L’incontro accidentale con quella ragazza dai capelli mesciati, gli aveva lasciato un’incazzatura. Non capiva come mai lei si fosse adirata così e tanto meno perché gli avesse strappato la corda dalle mani, provocandogli una ferita. Neanche a farlo apposta, era nella classe con lui; non aveva nessuna voglia di parlarle.

La campanella squillò e tutti si riversarono nel corridoio o alle finestre, respirando l’aria ancora tiepida. Lei prese la merenda e con calma si alzò. La sua compagna preferita le stava chiedendo se volesse uscire in cortile; accettò. Il ragazzo nuovo era seduto in fondo, che frugava nel suo zaino.

«Emma non sai cosa mi è successo stamattina.» Si confidò con l’amica del cuore.

«Raccontami su, non farmi stare in pensiero, hai una faccia!» Le raccontò l’accaduto.

«Ah ma allora sei tu la squilibrata!” Le rispose l’amica trattenendo una risata a fatica.

“Sì, sono io.” Disse lei mostrandosi arrabbiata e mortificata insieme.

“Ma dai è stato un incidente, non credo tu volessi veramente fargli male. Diglielo che non l’hai fatto apposta.»

«Era quello che volevo fare, ma ora che mi ha svergognato di fronte a tutti, non mi va più. Mi sta facendo incazzare. Gli sta bene a quello stronzo!” Rispose con astio.

Stavano rientrando in classe quando vide il ragazzo appoggiato al muretto della recinzione. Parlava fitto con Adalgisa, una coetanea della 1° B che non le stava affatto simpatica. Poco dopo vide le loro teste vicine e il parlare si trasformò in un bacio appassionato. Due bocche acerbe che sperimentavano la passione. La corda e il cuore.

Lei non potè credere ai suoi occhi. “Ma che cavolo ci fa con Ada? Proprio lei che io non sopporto!” Pensò cercando di allungare il passo per togliere dal suo sguardo quella visione che la disturbava oltremodo.

«Ehi che c’è?» Fece Emma che faticava a starle dietro, tanto Amalia aveva allungato il passo.

«Ma l’hai visto? Proprio lui con l’ Ada, lì vicino al muretto. Si baciavano!»

«Veramente non ho visto nessuno; dai rientriamo!»

Amalia ritornò in classe. Aveva il cuore gonfio e tanti pensieri che le zampillavano nella mente. “Ma come è possibile che le piaccia una tipa come lei. Non la sopporto!”  Si disse, mentre sedeva al suo banco. Una vocina intanto la disturbava: “Come mai ti dà così tanto fastidio? E’ perché ti piace?”

La voce perentoria del suo Io le rispondeva: “A me? Ma neanche per scherzo, non è proprio il mio tipo!”

“Allora perché ti dà così fastidio?” Il dialogo continuava imperterrito.

“Perché lei è una delle mie peggiori nemiche!”

“Sei sicura che non sia perché lui ti piace?” Si fermò per un attimo a riflettere. E si accorse che quella era un’osservazione scomoda. “Oddio non so più cosa pensare.” Concluse tra sè.

Rientrò in classe e si sedette al suo banco. Poco dopo arrivò Tommaso; lo guardò seria e non potè fare a meno di tirarlo per un braccio. Si alzò in piedi. Lui la fissò coi suoi occhi verdi e vitrei e con sguardo interrogativo. Lei non gli lasciò dire nulla e attaccò:

«Come ti sei permesso di spubblicarmi davanti a tutta la classe, dicendo che sono una squinternata?»

«Ehi lasciami andare, perché non è così? Guarda cosa mi ha fatto stamattina!»

Lui si divincolò e passò oltre.

Lei si sedette, scoraggiata da tutto quello che era successo. Non vedeva l’ora di andarsene a casa; quegli eventi l’avevano portata in confusione. Non aveva più voglia di parlare con lui, tantomeno chiedergli scusa per quello che gli aveva fatto. S’arrangiasse, ora aveva la sua amica Adalgisa che lo avrebbe consolato.

Suonata la campanella, si avviò all’uscita con passo veloce e capo abbassato. In un baleno fu vicina ai cancelli e poco dopo prese la strada che la riportava a casa.

In cielo le nuvole scure si erano accumulate ed ora non si vedeva più traccia del sole; si era tutto annuvolato.

Proseguiva sulla strada principale, tra poco sarebbe arrivata a casa. Davanti a lei non c’era traccia di Tommaso; forse si era fermato con Adalgisa. “Meglio così”, pensò. “Non ho proprio voglia di vederlo.”

Si sentiva arrabbiata, mortificata e sorpresa. Sorpresa; l’idea di lui con l’altra la disturbava e si stava rendendo conto che lui le piaceva. Non poteva negarlo a sé stessa, ora.

Stava pensando questo quando sentì da lontana una voce chiamarla:

«Hei, ragazza tira-corda aspettami!»

Il cuore le balzò in petto. Le sembrava la voce di Tommaso; affrettò il passo.

Lui continuò a chiamarla: «Amalia, Amalia, Amalia!» Si scosse un poco e vide il volto di Tommy a un palmo dal suo naso.

«Svegliati Amalia sono le undici!»

«No è tardissimo!» Ribattè preoccupata. «Stavo facendo un sogno ed era così vivido.»

«Cosa stavi sognando tesoro?»

«Stavo sognando il giorno in cui ci siamo conosciuti!»

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