Vestiti a misura di essere umano

Quell'immagine falsata di me

Ci sono momenti nella vita in cui sapere chi siamo e cosa vogliamo implica conoscersi a fondo. Vestiti a misura di essere umano.

Non è così scontato e nell’iniziare a conoscerci veramente, incappiamo prima in una immagine di noi stessi non veritiera. Forse l’immagine di qualcun’ altro.

Quella a cui noi vorremmo fortemente assomigliare, ma in realtà, essendo individui unici e irripetibili, è impossibile anche lontanamente riuscirci. Vestiti a misura di essere umano.

E qui vorrei raccontare una storia.

“Stavo guardando il mio armadio debordante di cose. Erano tutte meravigliose e la maggior parte di un’ottima marca che avevo pagato molto cara.

C’era appesa una pelliccia ecologica bianca, morbidissima. Aveva un unico bottone al collo che la chiudeva, lasciando scendere il resto della stoffa fino al ginocchio. Quando la indossavo i miei capelli scuri spiccavano su quel bianco candido che assomigliava alla neve. Mi guardavo allo specchio e vedevo la mia immagine riflessa, quasi fossi una fotomodella sulla passerella che sfoggiava un capo unico.

Poi presi per le mani una camicetta beige, di seta pura. Alcuni bottoncini la chiudevano fino in alto e ai bordi del colletto due lunghi lacci formavano un nastro grande che quasi la rendeva simile a una bomboniera. Quel capo mi era costato molto, perché la seta pura é difficile da trovare e anche questo era firmato.

Infine, sul fondo dell’armadio giaceva un maglione rosso, traforato con sole tre chiusure sul davanti. Composto da una lana grossa che poteva essere adatta per i freddi e interminabili inverni.

Erano tutte cose mie; ma osservandole bene, mi chiedevo, “sono davvero di mia proprietà? Li ho comprati io? Eppure non mi assomigliano affatto!” In quel momento sentì come se la mia immagine fosse falsata.

La pelliccia bianca ecologica era di un ingombro molesto; faticavo a indossarla anche per fare una semplice uscita serale di un paio d’ore.

La camicetta era sì di seta, ma mi ero accorta che non era il capo che faceva per me. Preferivo cose più comode. Quel nastro che si chiudeva sul collo era alquanto fastidioso e l’effetto bonbon mi irritava. Il colore beige neppure mi piaceva!

Il maglione rosso non riuscivo ad indossarlo; dai buchi passava un’aria fredda e pungente. Dovevo quindi prima infilare una maglietta da sotto e poi indossarlo. Non era affatto pratico. Quell’immagine falsata di me.

Allora ero tornata con la mente al momento in cui li avevo acquistati e lì mi ero ricordata le sensazioni che avevo provato. Mi venne in mente che c’era un’amica che indossava quel genere di cose e che io spesso invidiavo. Forse le avevo prese per assomigliarle. Pensavo: “a lei stanno così bene, perché non posso metterle anch’io?” Un’altra volta, la commessa aveva così insistito che mi ero lasciata condizionare e mi aveva convinta a comprare.

Ecco, avevo fatto quegli acquisti con quello stato d’animo e il risultato era dentro all’ armadio.

Non li sentivo miei e non erano adatti alla mia personalità!

Con il passare del tempo avevo compreso che ero una persona diversa da ogni mia amica e che avevo caratteristiche che appartenevano solo a me. Infine, che non volevo più essere influenzabile.

Nel momento in cui capì chi ero veramente e cosa mi piaceva, avevo fatto un fascio di quegli abiti e li avevo regalati. Ora necessitavo di un guardaroba che mi rappresentasse degnamente!

A voi è mai successo di sentirvi così? Con quale stato d’animo avevate fatto quell’acquisto?

Rendersene conto aiuta a capire meglio cosa vogliamo e magari accettare che in quel momento non eravamo in connessione con la nostra parte più autentica.

Può voler dire anche un’altra cosa: siamo cambiate rispetto a tempo prima e non vogliamo più sottostare a compromessi.

Se volete, lasciatemi i vostri spunti e le vostre riflessioni, qui nei commenti!

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