Ci sono momenti nella vita in cui sapere chi siamo e cosa vogliamo implica conoscersi a fondo. Quell’immagine falsata di me.
Non è così scontato e nell’iniziare a conoscerci veramente, incappiamo prima in una immagine falsata che, forse, rispecchia qualcun’ altro.
Quello a cui noi vorremmo fortemente assomigliare, ma in realtà, essendo individui unici e irripetibili, è impossibile anche lontanamente. Quell’immagine falsata di me.
Stavo guardando il mio armadio, pieno zeppo di cose. Erano tutte meravigliose e la maggior parte di un’ottima marca che avevo pagato molto cara.
C’era appesa una pelliccia ecologica bianca, morbidissima. Un unico bottone al collo che la chiudeva, lasciando scendere il resto della stoffa fino al ginocchio. Quando la indossavo i miei capelli scuri spiccavano su quel bianco candido che sapeva di neve. Mi guardavo allo specchio e vedevo la mia immagine riflessa, quasi fossi una fotomodella sulla passerella che sfoggiava un capo unico.
Poi di seguito, una camicetta color beige, di seta pura. Alcuni bottoncini la chiudevano fino in alto e ai bordi del colletto due lunghi lacci formavano un nastro grande che quasi la rendeva simile a una bomboniera. Quel capo mi era costato intorno ai cento euro, perché la seta pura era difficile da trovare ed era firmato. Un nome conosciuto, anche questo da sfilata di moda.
Infine, c’era un maglione rosso, traforato con sole tre chiusure sul davanti. Una lana grossa che poteva essere adatta per gli inverni freddi.
Questi capi erano tutti miei, ma osservandoli bene, mi chiedevo, “sono davvero di mia proprietà, li ho comprati io? Eppure non mi assomigliano affatto”. Mi sentivo come se la mia immagine fosse falsata.
La pelliccia bianca ecologica era di un ingombro molesto, faticavo a indossarla anche per fare una semplice uscita serale di un paio d’ore.
La camicetta era sì di seta, ma mi ero accorta che non era il capo che faceva per me. Preferivo cose più comode. Quel nastro poi che si chiudeva sul collo era alquanto fastidioso e l’effetto bonbon mi irritava. Il colore beige non mi apparteneva.
Il maglione rosso non riuscivo ad indossarlo; dai buchi passava un’aria fredda e pungente. Dovevo quindi prima infilare una maglietta e poi sistemarlo indosso. Non era affatto pratico. Quell’immagine falsata di me.
Allora ero tornata con la mente al momento in cui li avevo acquistati e lì mi ero ricordata le sensazioni che avevo provato. In un’occasione, mentre li provavo, mi ero immedesimata nell’amica che indossava quel genere di cose e che io spesso invidiavo. Pensavo: “a lei stanno così bene, perché non posso metterle anch’io?” Un’altra volta, la commessa aveva così insistito che mi ero lasciata condizionare e convincere a comprarle.
Ecco, avevo fatto quegli acquisti con quello stato d’animo e il risultato era dentro all’ armadio.
Non li sentivo miei e non erano adatti alla mia personalità!
Con il passare del tempo avevo compreso che ero una persona diversa da ogni mia amica e che avevo caratteristiche che appartenevano solo a me. Infine, che non volevo più essere influenzabile.
Nel momento in cui avevo recuperato la vera me, avevo fatto un fascio di quegli abiti e li avevo regalati. Ora necessitavo di un guardaroba che mi rappresentasse veramente ed egregiamente!
Cosa ne pensate, anche a voi è successo di non sentirvi a vostro agio in vestiti che avevate scelto? Quale stato d’animo provavate quando li avete acquistati?
Se volete, lasciatemi i vostri spunti e le vostre riflessioni, qui nei commenti!